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Il Buon Enrico: lo spinacio selvatico

Cari amici, eccoci qui per il secondo appuntamento con la rubrica Erbario Gourmet, se vi siete persi il primo articolo lo trovate qui.

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta delle erbe trovate con il Buon Enrico, una piantina molto comune, nota come spinacio selvatico. Il Buon Enrico è stato un alimento fondamentale per i nostri antenati, soprattutto durante le grandi carestie del XVI e del XVIII secolo, ma era utilizzato anche per scopi non alimentari. Le nostre nonne, ad esempio, lo usavano per preparare tinture per capelli e per lucidare i paioli di rame, facendone bollire alcune foglie al loro interno.
Con il Buon Enrico i nostri Chef hanno creato un piatto davvero particolare: la sfera di merluzzo fritto con spinacio selvatico, maionese di zenzero e visciole, una specialità estiva del nostro Ristorante L’Enoteca.
Ma da dove arriva questa pianta? Quando si raccoglie? E, soprattutto, perché si chiama così? Scopriamolo insieme.

Elvia

Etimologia

Il nome scientifico Chenopodium deriva dal greco chen (= oca) e pous (= piede) e significa “piede d’oca”: la forma delle foglie, infatti, richiama una zampa palmata. Intorno all’origine del nome comune, invece, sono state sviluppate due ipotesi. La prima è legata all’antico dio pagano Enrico, protettore della casa, in quanto questa piantina cresce soprattutto nei pressi delle abitazioni. La seconda sostiene che il nome si riferisca a Re Enrico IV di Navarra, soprannominato appunto Le Bon Henry, poi eletto a protettore dei botanici per il grande impegno messo nel rilanciare lo sviluppo agricolo del suo regno. Si narra, infatti, che durante un periodo di carestia, il monarca permise alla popolazione affamata di cibarsi delle bacche e delle erbe spontanee che crescevano nel giardino reale.  

Habitat e morfologia

Il Buon Enrico cresce tra i 500 e 2100 metri di altezza, soprattutto sui prati e sui pascoli montani, presso le malghe, sugli incolti concimati e, in generale sui terreni ricchi di sostanze nutritive. Ha l’aspetto di una pianta erbacea a fusto fiorifero alto da 20 a 60 cm, solcato longitudinalmente da striature rossastre. Le foglie sono carnose, a lamina triangolare-astata e margine intero, leggermente ondulato, con orecchiette basali rivolte verso il basso, quelle inferiori sono più grandi e di un verde più scuro rispetto alle superiori: è consigliabile raccoglierle tra marzo e luglio. Lo spinacio selvatico fiorisce da luglio a ottobre: i fiori variano dal rosso al verde acceso e si distribuiscono lungo la spiga apicale della pianta. 

Il Buon Enrico in cucina

In cucina si utilizzano soprattutto le foglie basali più giovani e tenere. Una volta lavate con cura,  possono essere cotte e condite come spinaci o utilizzate per preparare gustosi ripieni o frittate sfiziose. In alternativa, le foglie possono essere consumate crude, insaporite con olio, pepe e succo di limone, per formare ottime insalate. 

Proprietà curative

Essendo ricco di sali minerali, saponina, acido ossalico e vitamina C, il Buon Enrico, è particolarmente indicato come antianemico, emolliente, lassativo e depurativo. È sconsigliato, invece, a chi soffre di disturbi renali ed epatici, di artrosi e reumatismi. Le foglie fresche possono essere applicate sugli ascessi, sulle scottature e sulle ferite, in generale, per accelerarne la guarigione.

Sfera di merluzzo fritto con spinacio selvatico maionese di zenzero e visciole

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